A cura di Valeria Rossi Psicologa Psicoterapeuta e Erica Baroncelli Dietista
Leggendo la storia di Anna è possibile percepire la sua sofferenza mentre si trova a vivere una quotidianità scandita da una sequenza ciclica: restrizioni alimentari e privazioni, perdita di controllo, abbuffate sensi di colpa e nuove diete.
Anna ha affrontato un Disturbo Alimentare, avvalendosi della terapia cognitivo comportamentale e di un percorso di riabilitazione nutrizionale.
La sua storia vuole essere un messaggio di incoraggiamento e speranza per chi sta affrontando questo disturbo.
La mia storia è iniziata circa sette anni fa.
Il periodo delle medie è stato incasinato per me, tutte quelle emozioni nuove e un corpo che si arrotondava troppo velocemente secondo il mio punto di vista, da qui l’dea di stare più attenta all’alimentazione. Limitavo ciò che mangiavo ma poi mi ritrovavo a fare delle merende di nascosto nella mia stanza, provavo vergogna a mangiare davanti agli altri, temevo di essere giudicata male, quindi iniziai a portarmi il cibo in camera. Inizialmente riuscivo a gestirmelo, lo dividevo e lo distribuivo per più giorni, ma la cosa degenerò velocemente perché già all’inizio delle superiori cominciai iniziai ad alternare momenti in cui mi percepivo brava ed in controllo perchè riuscivo a seguire la mia dieta ed altri in cui mi sentivo fuori controllo poiché ingurgitavo tutto il cibo che mi nascondevo in camera. Durante quel periodo i miei mi portarono da una nutrizionista, le mie intenzioni erano le più sane di tutte: “inizierò finalmente a mangiare bene per perdere il peso in eccesso, mi piacerò di più”. Questa nutrizionista mi disse che la mia era “fame nervosa” e mi diede dei consigli per ingannare gli attacchi di fame. Devo dire che riuscii a rimettermi in linea e mi sentivo soddisfatta . Arriviamo al periodo del lockdown per la pandemia di Covid; Il tempo passato in casa era molto, tanto quanto quello passato davanti al cellulare sui social. Iniziai a notare di più le caratteristiche fisiche di chi mi trovassi davanti, iniziarono i primi paragoni e di nuovo riaffiorava la solita vergogna, decisi di riniziare la dieta ma questa volta più strong: avevo deciso io quanto e cosa mangiare! Il primo periodo mi sembrava tutto in discesa, non mi ero mai sentita
meglio, mangiavo poco e “sano” e abbinavo lo sport; il mio corpo mutava velocemente quanto il mio cervello. Dopo mesi di restrizioni iniziai a sviluppare una paura verso tutto il cibo che non preparavo io: i pasti dovevano essere esclusivamente preparati da me, l’acqua doveva essere riempita da me e così via per tutto; nulla attorno a me poteva ispirarmi sicurezza. Il mio corpo forse non reggeva più ed iniziarono a comparire quelle che ho capito essere delle vere e proprie abbuffate seguite poi da vergogna, disgusto e senso di colpa. Mi sono ritrovata dentro un vortice fatto di restrizioni e privazioni alimentari, perdite di controllo, abbuffate, sensi di colpa e di nuovo dieta . In casa la mia situazione iniziò a dare nell’occhio sia per via del mio comportamento, che era diventato irascibile e scontroso, sia per via della mia alimentazione; nonostante questo, io continuavo a negare, non volevo dire ad alta voce quanto soffrissi dentro, mi vergognavo davanti ai miei familiari. Dopo aver chiuso amicizie importanti a causa della situazione in cui mi trovavo, che stava diventando molto più grande di me, e della conseguente asocialità che provavo, mi convinsi a chiedere aiuto. Avevo un disturbo alimentare. Inizia così il mio percorso di psicoterapia e di riabilitazione nutrizionale con la dietista; non mi fidai subito, non mi percepivo “abbastanza malata” e questo provocava in me una chiusura . Col tempo ho preso consapevolezza della mia condizione e con calma sono riuscita a fidarmi, piano piano abbiamo trovato strategie e strumenti adatti per rompere il circolo restrizioni/abbuffate e anche a dare meno importanza al peso e alle forme del corpo. Dopo due anni, posso dire che uscirne è una d cosa complicata da fare, ma con dedizione e con il giusto percorso tutto questo può essere affrontato; è vero, se lo dicessi alla me di quattro anni fa probabilmente mi riderebbe in faccia, ma da ragazza che dopo molti scivoloni ha capito come affrontare e gestire queste situazioni, posso dire che è possibile, nessuno è solo e tutto ciò che provocherà ricadute nel tempo ci farà capire quanto siamo forti, mentre ogni respiro ci farà rendere conto che la cosa più bella che ci sia accaduta è che siamo vivi e finalmente liberi dalle ossessioni sul cibo.