“Dottoressa mio figlio non mi mangia”
“Guarda quanto mangia quel bambino,fa proprio gusto”
“Che belle guance paffute, si vede che mangia tanto tuo figlio, bene!”
E’ capitato a voi di sentire frasi simili? A me, purtroppo, troppo spesso.
Voglio fare luce su un argomento importante in età pediatrica, l’obesità. Tanta preoccupazione se i bambini mangiano poco, troppo poca preoccupazione se i bambini mangiano troppo.
L’obesità in età evolutiva, pensate, è stata definita “l’epidemia del terzo millennio”, ed è stato coniato, a tal proposito, il neologismo “globobesity”, in quanto negli ultimi anni si è verificato un incremento molto rilevante della prevalenza di eccesso ponderale in età evolutiva su scala mondiale, anche nei Paesi con tassi di sovrappeso e obesità tradizionalmente bassi, come i Paesi in via di sviluppo.
In Italia, la prevalenza di sovrappeso e obesità è del 36%, di cui il 23,6% sovrappeso e il 12,3% obesi; ciò significa che 4 bambini su 10 sono in eccesso di peso. Per concretizzare con un esempio di vita quotidiana, è probabile che in una classe scolastica, magari quella di tuo figlio, almeno 8 bambini siano in eccesso di peso.
Perché l’obesità, anche in età evolutiva, è un fattore allarmante per la salute? Quali sono le complicanze sulla salute? Purtroppo, le stesse che si presentano in età adulta: ipertensione, alterazione della glicemia e dell’insulinemia, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, fegato grasso, alterazioni a livello osseo, sviluppo puberale precoce, problematiche psicologiche, bullismo, disturbi del comportamento alimentare... solo per citarle alcune. La peggiore complicanza è però che i bambini e gli adolescenti in eccesso di peso, saranno adulti in eccesso di peso; i dati ci dicono che il 40% dei bambini e il 60-80% degli adolescenti con obesità, avranno obesità da adulti, con tutte le allarmanti complicanze sulla salute corporea e psicologica che ne consegue. Il problema, se non si interviene per tempo, rischia di perpetuarsi.
Quali sono le cause? L’obesità in età evolutiva è solo per il 2% associata a sindromi genetiche e solo nell’ 1,5% è correlata ad anomalie endocrine, mentre il 96,5% dei casi è di tipo “essenziale”, cioè legato alle malsane abitudini alimentari in cui il bambino vive.
Ad esempio, in concomitanza con l’epidemia di obesità verificatasi nelle ultime decadi, è stato osservato l’aumento del numero di ore trascorse in attività di tipo sedentario, come guardare la televisione, giocare al computer e con i videogiochi e navigare in Internet; è stato osservato un cambiamento delle abitudini nutrizionali della famiglia in senso negativo, come saltare la colazione al mattino, consumare pasti fuori casa, consumare “junk-food” o cibi spazzatura e pronti in anticipo, l’incremento degli alimenti con materie prime raffinate, poca frutta e verdura. È stata vista una correlazione tra abitudini alimentari dei genitori e abitudini alimentari dei genitori.
Cosa fare allora? Prevenire!...prevenire, e se l’eccesso di peso è già in atto, agire, agire al più presto! La strategia in questa fascia di età è sicuramente l’intervento educativo di tutta la famiglia e di tutte le persone che gravitano intorno al bambino. Il coinvolgimento attivo del nucleo di accudimento è fondamentale per la buona riuscita del trattamento. Il bambino è un soggetto profondamente connesso, integrato e dipendente al proprio ambiente familiare, scolastico ecc.
Pensate, “chi fa la spesa a casa? Chi cucina? Chi da la merenda per lo spuntino mattutino a scuola?”. Sarebbe un errore pensare di condurre il bambino verso un corretto stile di vita senza che questo venga adottato da tutta la famiglia o che fosse adottato senza convinzione e solo per “il bene del bambino”. Il bambino non deve sentirsi “diverso” per quanto e quello che mangia! Gli adulti per primi è giusto che diano il buon esempio!
Tale approccio di integrazione presenta numerosi vantaggi: può essere protratto nel tempo, da tutti; favorisce la perdita del peso in modo graduale e senza particolari rinunce o motivi di ansia; favorisce il mantenimento del peso raggiunto e i benefici ad esso correlati per l’acquisizione di buone abitudini alimentari e comportamentali da parte del bambino, che sarà in grado di attuarle naturalmente da solo in futuro; è strumento di prevenzione e terapia delle complicanze dell’eccesso di peso presenti già in età pediatrica (ipertensione, diabete, patologie CV…); rende il bambino attivo nei riguardi dell’alimentazione. C’è da dire che in età evolutiva la strategia elettiva, se l’eccesso di peso non è così elevato, è quella di educare al corretto stile di vita senza perdita di peso, nell’attesa che il bambino aumenti in altezza; questo permette di rientrare nei percentili di peso idonei in modo naturale. Intervenire il prima possibile, prima dello sviluppo puberale, facilita di molto l’intervento.
Il trattamento deve essere come un’impronta digitale cioè specifico e relativo al caso individuale, rispettando le tempistiche ragionevoli per raggiungere gli obiettivi. Il “tutto e subito”, dettato da restrizioni e rinunce, soprattutto in questa fascia di età, non funziona, anzi, è controproducente; il rischio è di sviluppare fin da piccoli un rapporto morboso con il cibo. Assolutamente da evitare!!!
Adottare con convincimento un buono stile di vita da parte del piccolo e di tutta la famiglia, vuol dire proseguire tale convinzione per tutta la vita e beneficiare totalmente dei suoi vantaggi futuri.